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Introduzione all’Ateismo moderno

Opere Complete, vol. 21

La situazione di Dio (da parte di Dio...) verso l’uomo non è cambiata e non può cambiare, la situazione invece dell’uomo verso Dio è nel pensiero moderno radicalmente cambiata, rispetto alle epoche precedenti e rispetto alla stessa tendenza naturale dell’uomo. Mentre nelle epoche precedenti le sporadiche affermazioni di ateismo provenivano da flessioni più o meno evidenti – e quindi ricuperabili – del principio realistico, le quali potevano essere confutate col richiamo al principio fondamentale in quanto questo manteneva intatta l’esigenza di trascendenza, il principio dell’immanenza taglia alla radice la trascendenza… La critica all’ateismo moderno non riguarda il problema di Dio ma il problema dell’essere ossia il “problema del cominciamento” posto da Cartesio e riproposto di volta in volta da Locke, Hume, Kant, Schelling, Hegel, Heidegger..., ossia il problema del rapporto coscienza-essere rispetto al fondamento. Solo chi inizia con l'ente e fa leva sull’essere può arrivare all’Assoluto di essere ch’è Dio; chi parte dal fondamento della coscienza, deve finire per lasciarsi risucchiare dalla finitezza intrinseca del suo orizzonte ossia per perdersi nel nulla di essere.

Cornelio Fabro

Avvertenze riguardanti il volume

La presente opera, «la più saccheggiata da amici e soprattutto da nemici» come soleva dire C. Fabro, può considerarsi una Storia speculativa della Filosofia. Costituisce un’indagine dove l’autore cerca di mostrare «l’aderenza essenziale dell’ateismo al principio d’immanenza» (p. 443).

Il libro ha avuto due edizioni. La prima a Roma nel 1964 (ed. Studium, di 1017 pp.). La seconda con nuove appendici e altre integrazioni sia al testo che alle note, a Roma nel 1969, in due volumi (I, 1-664 pp. II, 665-1268 pp.). Una traduzione inglese (a cura di A. Gibson) col titolo God in Exile. Modern Atheism, fu pubblicata a New York nel 1968, dove apparivano nuove aggiunte e modifiche alla prima edizione; una traduzione francese della seconda ed. it. (trad. fr. di A. Grenier, presentazione e indici di M. Lebel) fu pubblicata col titolo Introduction à l’athéisme moderne, éd. Anne Sigier, Québec 1999.

Nelle prime pagine di questo libro scrive l’autore: «... la situazione di Dio (da parte di Dio...) verso l’uomo non è cambiata e non può cambiare, la situazione invece dell’uomo verso Dio è nel pensiero moderno radicalmente cambiata, rispetto alle epoche precedenti e rispetto alla stessa tendenza naturale dell’uomo. Mentre nelle epoche precedenti le sporadiche affermazioni di ateismo provenivano da flessioni più o meno evidenti – e quindi ricuperabili – del principio realistico, le quali potevano essere confutate col richiamo al principio fondamentale in quanto questo manteneva intatta l’esigenza di trascendenza, il principio dell’immanenza taglia alla radice la trascendenza. La situazione è pertanto capovolta: l’esistenza di numerosi teisti nel pensiero moderno non prova nulla, se non la mancanza di coerenza, anche – e specialmente come in Cartesio, Malebranche, Leibniz, Kant, l’ultimo Schelling, Hegel... – quando Dio è veramente posto e riconosciuto come “principio” dell’essere e del conoscere. Un’illusione enorme di cui son capaci, come sempre, solo i grandi ingegni» (p. 35 s.).

Lo stesso autore chiarisce quale era il suo scopo: «Si tratta, è la nostra convinzione, che il principio di immanenza può precipitare ad ogni momento – e di fatto vi è precipitato varie volte, come si è visto, nello sviluppo del pensiero moderno – nell’ateismo radicale, in qualunque direzione possa essere svolto purché venga riportato al fondamento ossia quando lo si concepisca come ponente e perciò esclusivamente ed assolutamente incondizionato. Ed è questo che afferma il cogito, così come il percipio o il volo... e qualsiasi altro atto di coscienza con cui si voglia fare il cominciamento» (p. 881).

«La critica – chi la voglia fare – all’ateismo moderno non riguarda il problema di Dio ma il problema dell’essere ossia il “problema del cominciamento” posto da Cartesio e riproposto di volta in volta da Locke, Hume, Kant, Schelling, Hegel, Heidegger..., ossia il problema del rapporto coscienza-essere rispetto al fondamento. Solo chi inizia con l’ente e fa leva sull’essere può arrivare all’Assoluto di essere ch’è Dio; chi parte dal fondamento della coscienza, deve finire per lasciarsi risucchiare dalla finitezza intrinseca del suo orizzonte ossia per perdersi nel nulla di essere» (p. 1062 s.).

Per fare un giudizio maturo sul pensiero dell’a. su questo argomento bisognerà tener conto anche di alcuni studi che stava preparando: «intendo ritornare nelle ricerche intraprese da qualche decennio ormai sulla persona di Gesù Cristo nel pensiero moderno: esse dovrebbero completare l’esame dell’orizzonte del significato dell’uomo di fronte al nulla e alla morte iniziato dalla presente ricerca» (p. 372); «sul rapporto Lutero-Hegel si parlerà con più agio nello studio in preparazione su “Gesù Cristo nel pensiero moderno”» (p. 1064, nota 6).

Infine per fare un giudizio sull’a. bisognerà anche tener conto che questi fu il fondatore del primo Istituto in Europa di «Storia dell’Ateismo» (1959) e collaborò come perito nel Concilio Vaticano II (cfr. Gaudium et spes, nn. 19-21, 22).

Concludiamo con un testo della recensione fatta da Ch. Journet alla seconda edizione: «cette oeuvre magistrale, d’une étonnante richesse d’analyse – c’est un corps à corps avec trois siècles de philosophie moderne – et d’une exceptionnelle rigueur de pensée» (Ch. Journet, Nova et Vetera, 1972, 214).

P. Marcelo Lattanzio, IVE
28 agosto 2011