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Nuova pubblicazione «La preghiera nel pensiero moderno»

La preghiera nel pensiero moderno

Opere Complete, vol. 30

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«Il problema religioso è inscindibile da quello filosofico: non si può arrivare al vertice e conquistarlo che partendo dalla base. Parimenti, per la struttura dialettica dell’atto spirituale, non è neppure possibile considerare e soprattutto porre la base senza «prospettare» il vertice ed è forse il segreto impulso dell’ascesa e del bisogno di salvarsi dalle spire del finito che spinge l’uomo nei secoli, fuori e dentro la filosofia, a cercare Dio come l’infinito Bene. Di questa ricerca la preghiera costituisce senza dubbio il momento centrale ed anche il pensiero moderno – per laico e mondano che possa essere – non ha potuto esimersi, alle volte in forme intense e drammatiche, dal rifugiarsi in essa come all’atto della liberazione e della speranza.».

Cornelio Fabro

Avvertenze riguardanti il volume

L’origine del volume La preghiera nel pensiero moderno (d’ora in avanti = Ppm) deve essere ricercata nelle note e negli appunti che C. Fabro prendeva durante la stesura dell’Introduzione all’ateismo moderno (d’ora in avanti = Iam). In entrambi i libri sono studiati i pensatori moderni, ma sotto diversi punti di vista. In Iam l’analisi si focalizza principalmente sul pensiero dei «filosofi», come appare nei loro testi, e sulle sue estreme conseguenze, mostrando come, partendo dal principio di immanenza, e nel coerente sviluppo di tale principio, si arriva necessariamente, in un modo o nell’altro, all’ateismo; indipendentemente dal fatto che gli stessi «filosofi» si considerassero «teisti» o fossero considerati tali da altri (cfr. Iam, Opere Complete vol. 21, Edivi, Segni 2013, p. 35ss). In questo senso l’A. dissocia chiaramente «la coerenza teoretica dei principi dal proposito soggettivo dei singoli pensatori» (Iam, Opere Complete vol. 21, p. 1062). Nel volume Ppm è studiato invece il «teismo» e la «religosità» dei pensatori moderni, è possibile qui intravedere qualcosa della loro dimensione soggettiva e personale. In questo volume l’A. si sofferma quindi sui «filosofi» e sul loro modo di vedere il rapporto dell’uomo con Dio, la preghiera.
Lo stesso Fabro avverte che: «il presente studio… s’integra con l’Introduzione all’ateismo moderno» (Ppm, p. 6, nota 2 del presente volume); e in una nota di un articolo precedente afferma che: «Esso s’integra con la Introduzione all’ateismo moderno e con Gesù Cristo nel pensiero moderno in corso di avanzata preparazione» (Lp, p. 9, nota 1).

Il problema religioso è per Fabro inscindibile dai problemi filosofici, poiché entrambi esprimono la tensione per la ricerca dell’Assoluto sia in ambito esistenziale che speculativo.

Quest’opera di appassionata e profonda ricerca filosofica ha impegnato l’Autore per decenni: non a caso la chiamava «l’opera di tutta una vita» (cfr. R. Goglia, Cornelio Fabro, Edivi, Segni 2010, pp. 199-200).

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Il libro La preghiera nel pensiero moderno, ebbe una prima edizione nel 1979, la seconda, nel 1983, fu una ristampa anastatica dell’ed. del 1979, con due nuove Appendici: La professione teista di un deista (pp. 309-310 della presente edizione) e La preghiera nel conflitto di Deismo-rivelazione del sec. XVII (pp. 311-329) (cfr. R. Goglia, La novità metafisica in Cornelio Fabro, Venezia 2004, p. 125).

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Nell’Introduzione a questo libro l’A. manifesta la sua preoccupazione e la sua intenzione: «E forse è per questo che oggi, quando la maggior parte della filosofia si è adagiata nell’ateismo per articolare l’essere nella finitezza, paga del vuoto delle sue parvenze temporali, tornano in primo piano le istanze della religione e l’esigenza della preghiera: poco importa che i «chierici» della cultura, laicisti o marxisti od esistenzialisti, proclamino a gran voce che l’uomo è stato finalmente restituito a se stesso. La realtà invece è che mai come oggi l’uomo, per avere negato Dio e per non saper più pregare, “sente” il vuoto e “vive” l’orrore del nulla» (p. 6).

«Senza l’Assoluto, senza la consapevolezza («presenza») della propria appartenenza all’Assoluto, l’uomo non può sollevarsi dalla propria «caduta» nel mondo e dall’angustia dell’Io. Possiamo perciò fare l’equazione: l’essenza dell’esistenza è la realtà della libertà, così come l’essenza della libertà è la possibilità di elevarsi all’Assoluto, all’astrazione perfetta, di sollevarsi al Primo Principio. In questo senso possiamo accettare che per lo spirito l’andare avanti è un tornare indietro in quanto è un riportarsi al fondamento, al Principio ch’è l’Uno e il Semplice, è questo il suo andare in sé» (p. 20).

P. Marcelo Lattanzio, IVE
28 marzo 2015

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