Aspetti essenziali del pensiero fabriano

L’opera di Cornelio Fabro può essere considerata senz’altro come modello di filosofia nella ricerca della verità perenne, da egli messa brillantemente in risalto attraverso i seguenti apporti personali:

  1. La definizione dell'essenza del tomismo
  2. La difesa delle tesi principali del tomismo autentico
  3. La denuncia della flessione formalistica
  4. Il dialogo e il confronto con il pensiero moderno
  5. I fondamenti metafisici della gnoseologia
  6. La denuncia della radice atea del principio d'immanenza
  7. La «scoperta» di Kierkegaard
  8. Il recupero della nozione autentica di libertà
  9. La necessità di un ritorno alla metafisica secondo il magistero della Chiesa
  10. La fedeltà alla Chiesa

 

1. La definizione dell’essenza del tomismo

Fabro è arrivato come nessun’altro a «definire» l’essenza speculativa del tomismo come sintesi superiore di platonismo ed aristotelismo. Il suo studio genetico-storico-critico del tomismo originario l’ha portato a difendere la centralità della nozione metafisica di partecipazione, attraverso cui occorre sempre leggere la trama metafisica della creatura.

2. La difesa delle tesi principali del tomismo autentico

La scoperta della nozione metafisica di partecipazione come espressione dell’essenza del tomismo ha permesso a Fabro di mostrare attraverso una «nuova» luce l’importanza capitale della distinzione reale della composizione fra essentia ed actus essendi e di dare all’esse il carattere di atto emergente, atto primo ed ultimo, atto di tutti gli atti, di tutte le forme e di tutte le perfezioni. In relazione diretta con queste «conquiste» speculative, è doveroso accennare alla ferma difesa della «perseità» del principio di causalità, la rigorosa dimostrazione dell’esistenza di Dio come ipsum esse subsistens (quarta via) e della dipendenza ontologica di ogni ens rispetto a Dio (creazione), sempre in stretta aderenza ai testi dell’Angelico.

3. La denuncia della flessione formalistica

Fabro ha inoltre il merito di aver denunciato la flessione formalistica della scuola tomistica che, trascinata nel fragore delle diverse polemiche, aveva adottato pian piano una terminologia ambigua, finendo spesso per sfumare ed attenuare il valore delle tesi di san Tommaso arrivando, talvolta, persino a deporre a favore delle posizioni opposte (come nel caso del principio «gaetanista» del mihi aliter dicendum est).

4. Il dialogo e il confronto con il pensiero moderno

La chiara definizione dell’identità del tomismo originario e il saggio ripensamento dell’esse tomistico hanno permesso al Nostro di avviare allo stesso tempo, con gran solidità e consistenza, un dialogo ed un confronto con le istanze più acute del pensiero moderno ispirato al principio della coscienza. Alcuni fra i numerosi frutti di questo dialogo sono la valutazione dell’ens tomistico come «cominciamento» del pensiero e la presentazione del carattere eccezionale del tomismo come philosophia essendi, tematiche entrambe connesse alla dottrina hegeliana dell’Anfang e all’accusa dell’«oblio dell’essere» (Vergessenheit des Seins) che Heidegger lancerà in blocco a tutta la filosofia occidentale postparmenidiana.

5. I fondamenti metafisici della gnoseologia

Un altro aspetto tipicamente fabriano, che collega l’antico col nuovo, è la sua elaborazione ad un tempo originale e tradizionale della gnoseologia tomistica, i cui principi basilari sono ripensati in chiave funzionalistica mediante il confronto con le allora novissime proposte della (seconda) Gestalttheorie e la forte critica ad ogni approccio associazionistico – che risente, com’è ovvio, dell’influsso del dualismo cartesiano che ha segnato lo sviluppo della filosofia moderna in sede gnoseologica – e metafisicamente giustificati mediante il ricorso alla nozione metafisica di partecipazione. A questo riguardo i due capolavori sono: Fenomenologia della percezione e Percezione e pensiero.

6. La denuncia della radice atea del principio d’immanenza

A Fabro va poi riconosciuto il merito indiscusso di aver denunciato, con vigore insuperabile, il valore intrinsecamente ateo del principio della coscienza (o principio d’immanenza). Come corollario della suddetta denuncia, può essere indicata la sua altrettanto forte denuncia della flessione antropologica della teologia progressista, devotamente genuflessa dinanzi al principio moderno d' immanenza.

7. La «scoperta» di Søren Kierkegaard

Un altro contributo, che non può e non deve passare inosservato, è la sua valutazione della grandiosa opera di Søren Kierkegaard. Infatti, oltre ad essere stato uno dei maggiori traduttori del filosofo danese, Fabro ha avuto il merito di aver offerto l’interpretazione più corretta ed equilibrata di un complesso pensiero spesso mistificato e letto in base ad opzioni intellettuali predefinite.

8. Il recupero della nozione autentica di libertà

Come coronamento e punto di convergenza degli altri meriti ed apporti va segnalata l’insuperabile speculazione fabriana intorno alla libertà, una riflessione concepita da lui stesso come l’ultimo passo nel superamento del formalismo e del razionalismo occidentale. Si tratta di un punto controverso, che gli è persino valsa una certa opposizione da parte di alcuni settori del tomismo. Bisogna riconoscere a Fabro il pregio di aver afferrato il punto centrale del pensiero moderno, come tentativo mai però portato a compimento di autofondazione della libertà, e di aver mostrato, anche in questo contesto, la vitalità del principio tomistico dell’emergenza dell’atto: la lettura fabriana della libertà mostra chiaramente che il tomismo essenziale è in grado di soddisfare ampiamente quella che lui stesso aveva chiamato «l’esigenza più sentita del pensiero moderno».

9. La necessità di un ritorno alla metafisica secondo il magistero della Chiesa

Un ulteriore motivo di merito gli viene dal magistero della Chiesa. L’insistenza nel ritorno ad una vera istanza metafisica, a san Tommaso e alla sua philosophia essendi come si può vedere nella Fides et Ratio trova, infatti, una magnifica risposta nelle opere di Cornelio Fabro, per la profondità metafisica da lui proposta, per la fedeltà al tomismo autentico e per la preminenza assoluta da lui sempre riconosciuta all’essere come atto (esse ut actus).

10. La fedeltà alla Chiesa

Per finire, non è possibile dubitare che l’opera di Cornelio Fabro costituisca un prodigio di sensus ecclesiae, proprio in un tempo in cui sembra che le lodi maggiori e i riconoscimenti più ferventi ricadano su coloro che credono di essere più audaci perché contestano il magistero della Chiesa e la voce del supremo Pontefice. Pubblicare le sue opere è un modo di riconoscere la sua fedeltà all'autentico magistero e di mettere alla portata di tutti gli studenti e studiosi di buona volontà un pensiero marcato a fuoco dallo splendore della verità, un pensiero che ha saputo corrispondere alla generosa esigenza della fede con l'autentica audacia della ragione, che accoglie saggiamente ed umilmente l’ens in quantum ens.