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Le prove dell’esistenza di Dio

Opere Complete, vol. 38

«Il problema di Dio è per la sua centralità il problema essenziale dell’uomo essenziale e, per la sua universalità il problema dell’uomo comune. La richiesta di Dio è il segno più autentico della vita dello spirito perché rispetto a Dio ogni epoca della storia, le diverse civiltà e le stesse coscienze singole si specchiano come nella misura assoluta del proprio rapporto alla verità. La richiesta di Dio, presto o tardi, raggiunge l’uomo dovunque. Benché di tutti i problemi quello di Dio sia il più arduo e complesso, esso batte alle porte della coscienza muovendo da tutti gli orizzonti dell’anima che s’interroga sulla nascita e sulla morte per dare un senso al suo futuro essenziale e vincere l’insidia immanente del tempo. Pertanto, l’universalità del problema di Dio ed il corrispondente atteggiamento dell’uomo non hanno un significato puramente culturale ma esistenziale, non semplicemente conclusivo bensì drammaticamente evocativo e decisivo per la determinazione della qualità dell’essere stesso del mondo e dell’uomo in esso. Il tempo, che sembra emergere sull’essere, ad un certo momento – che è il momento della decisione – quasi si ferma per dare lo spazio alla libertà ed all’interrogazione essenziale».

Cornelio Fabro

Avvertenze riguardanti il volume

Pubblicato per la prima volta nel 1989 e ristampato subito dopo, in una seconda edizione, nel 1990, dall’Editrice La Scuola, il volume Le prove dell’esistenza di Dio è una silloge comparata sul problema dell’esistenza di Dio dei più importanti pensatori della storia. Il problema di Dio è infatti, per la sua centralità, il «problema essenziale dell’uomo essenziale» e, per la sua universalità, «il problema dell’uomo comune» (Cfr. Introduzione, p. 7). La ricerca di Dio è inoltre «il segno più autentico della vita dello spirito perché rispetto a Dio ogni epoca della storia, le diverse civiltà e le stesse coscienze singole si specchiano come nella misura assoluta del proprio rapporto alla Verità» (Introduzione, p. 7).

L’opera ebbe origine per richiesta di Mons. Enzo Giammancheri (Consultore della Congregazione Pontificia per l’Educazione Cattolica) il quale, verso la fine di settembre del 1984, chiese a Fabro «un volumetto sull’esistenza di Dio» di circa 200 pagine da integrare nella Collana Itinerari filosofici, diretta dallo stesso Giammancheri, per l’Editrice La Scuola. Leggiamo nella quarta di copertina:

Vi sono sentieri lungo i quali il pensiero filosofico cammina da millenni mosso dal desiderio incoercibile di esplorare l’inesauribile realtà e scoprirne sempre nuovi significati. Il cammino non è mai facile: in alcuni momenti procede spedito, coronato da risultati che aprono all’uomo orizzonti prima sconosciuti e gli offrono elementi per penetrare più profondamente o per vedere in modo nuovo i segreti dell’essere e dell’esistere; molto spesso è invece faticoso, con lunghe pause, con arretramenti e smarrimenti. Difficilmente un sentiero si interrompe o viene abbandonato per sempre. Nuovi sentieri vengono aperti, che talvolta, almeno all’inizio, sembrano far dimenticare quelli già conosciuti; ma sempre i sentieri, antichi e nuovi, si rivelano in seguito necessari a quell’intreccio di ricerche da cui dipendono la filosofia e, più latamente, la cultura dell’umanità.

La collana «Itinerari filosofici» intende ricostruire tali sentieri, aperti in molti casi fin dall’alba del pensiero filosofico, e al tempo stesso di perenne attualità. Ciascun volume di essa è composto da due parti: in una sono riportate le pagine più significative e «creative» dei filosofi di tutti i tempi riguardanti un tema o un problema; nell’altra un filosofo d’oggi, mentre guida alla comprensione del passato, propone una riflessione capace di far ulteriormente progredire lungo il sentiero tracciato. La collana, intrecciando il momento storico e quello teoretico cosi da illuminarsi a vicenda, diventa strumento di formazione e di ricerca.

Il testo era originariamente più esteso, ma l’autore fu pregato dall’editore di ridurre la quantità di pagine per adeguarsi alle dimensioni dei volumi appartenenti alla stessa collana. Fabro ebbe molte esitazioni al riguardo, riteneva infatti che fosse necessario integrare piuttosto che ridurre.

Sebbene l’autore avesse già dedicato numerose opere al «problema di Dio», la sua esistenza e l’ateismo (vedi Dio. Introduzione al problema teologico (1953), L’uomo e il rischio di Dio (1967) e la monumentale Introduzione all’ateismo moderno (1964)), si trattava ora di offrire al lettore un nuovo strumento di formazione e di ricerca ricorrendo gli antichi sentieri percorsi dall’umanità per far fronte al «problema essenziale dell’uomo essenziale».

«L’uomo sia giovane, maturo o vecchio; sia egli primitivo o evoluto; dedito all’attività pratica od alla ricerca scientifica; sia egli artista, poeta od impegnato nella riflessione filosofica…: la richiesta di Dio, presto o tardi lo raggiunge dovunque. Benché di tutti i problemi quello di Dio sia il più arduo e complesso, esso batte alle porte della coscienza muovendo da tutti gli orizzonti dell’anima che s’interroga sulla nascita e sulla morte per dare un senso al suo futuro essenziale e vincere l’insidia immanente del tempo. Pertanto l’universalità del problema di Dio ed il corrispondente atteggiamento dell’uomo non hanno un significato puramente culturale ma esistenziale, non semplicemente conclusivo bensì drammaticamente evocativo e decisivo per la determinazione della «qualità» dell’essere stesso del mondo e dell’uomo in esso. Il tempo, che sembra emergere sull’essere, ad un certo momento – che è il «momento della decisione» – quasi si ferma per dare lo spazio alla libertà ed all’interrogazione essenziale» (pp. 8-9).

P. Gianluca Trombini, IVE
11 dicembre 2017