Pubblicato da noi

Published by us

Pubblicato da noi

Pubblicato da noi

Published by us

Pubblicato da noi

Published by us

Pubblicato da noi

L'alienazione dell'Occidente

Opere Complete, vol. 31

Questa pubblicazione riproduce nei primi tre capitoli il rapporto (all’epoca inedito, era il 1969) richiesto dalla Congregazione della Fede circa l’ortodossia cattolica degli scritti di E. Severino allora docente alla Cattolica di Milano; gli ultimi due capitoli prendono in esame la docenza veneziana di Severino.

«Posso ripetere, a distanza di quasi tre lustri e dopo la quasi raddoppiata produzione severiniana ch’è passata dalla temperata produzione milanese in casa dell’U. C. all’esplosione atea veneziana [...], che il fondo del suo pensiero non è mutato perché il fondamento è rimasto il medesimo: antimetafisico sotto l’aspetto teoretico, anticristiano anzi amorale e ateo (come già avevo indicato nel 1969) sotto l’aspetto etico-religioso. [...] Una volta che si riconosca come si deve, e lo riconosce a suo modo anche Severino, la deviazione essenzialistica in cui è finita non solo la metafisica occidentale ma la stessa filosofia moderna dell’immanenza, il compito del pensiero nel futuro deve essere quello di penetrare l’esigenza autentica di quella proclamata immanenza traendola dentro il problema essenziale del pensiero, ch’è la fondazione dell’ente nell’atto di essere (esse, actus essendi) e del finito nell’Infinito: chiarendo così i principi della «metafisica dell’Atto», non come una figura culturale isolata, ma come la sostanza perenne dell’umano filosofare in cui si dileguano le manchevolezze e le deviazioni dei sistemi».

Cornelio Fabro

Avvertenze riguardanti il volume

L’interessante storia del presente volume è di almeno dieci anni. Dopo l’osservazione della Santa Sede (pubblicata dallo stesso Severino nella sua Risposta alla Chiesa, in Essenza del Nichilismo, Milano 1995, pp. 384-387) sull’incompatibilità del contenuto degli scritti di Emanuele Severino con la rivelazione cristiana e la dottrina cattolica, egli si rivolge a Fabro con una lettera (vedi p. 5), nella quale afferma di essersi trovato «di fronte alla comprensione più penetrante e più “concreta”» del suo lavoro, tanto stimolante da sentire il bisogno di discuterla sul piano filosofico. Per questo chiede a Fabro che pubblichi un articolo a riguardo.

L’autore non soddisfa questa richiesta immediatamente, ma dieci anni dopo, nel 1980, pubblicando tre articoli in successione su Renovatio (nr. 2: pp. 171-230; nr. 3: pp. 329-371; nr. 4: pp. 489-543) e posteriormente insieme nel libro L’alienazione dell’Occidente, ed. Quadrivium, Genova 1981. Per la cura del presente volume si è tentuto contro di entrambe le pubblicazioni. L’ed. Quadrivium, con alcuni lievi ma importanti ritocchi e aggiunte (vedi p. 139), non è che il giudizio che il Dicastero Romano aveva affidato a Fabro. Il libro dunque costituisce non solo una attenta critica al pensiero di Severino (è possibile avere un’idea delle opere esaminate nella nota 7 a p. 16 e nella nota 17 a p. 141), ma offre anche una diagnosi interessantissima degli sviluppi della filosofia italiana fino al 1980.

A p. 20 è indicato un testo che secondo Fabro può dare la «chiave dell’orientamento di fondo del pensiero del Severino come il più radicale ritorno a Parmenide nella storia del pensiero, immerso però nell’attualismo moderno». «Per il Severino... non c’è distinzione fra l’ordine ideale e quello reale così che l’affermazione dell’Assoluto è assolutamente immediata e coincide con l’affermazione stessa dell’Essere e del primo principio...».

«Il “nocciolo critico” della posizione del Severino... è la denunzia dell’alienazione speculativa di cui è responsabile la metafisica che fa capo a Platone e ad Aristotele: essa è l’albero sotto il quale è cresciuto l’Occidente» (p. 40 s.). «Si potrebbe dire che il Severino ha tentato, in modo radicale, una sintesi dell’essere di Parmenide e dell’Atto puro di Giovanni Gentile sotto la spinta della critica alla Vergessenheit des Seins che Heidegger ha rivolto alla tradizione occidentale» (p. 48). Però poi, scrive l’autore, «Severino cade nell’ambiguità della tensione a vuoto di Fenomenologia e Logica: ciò ch’è inevitabile una volta che Severino risolve la metafisica nella logica e intende l’essere, ch’è l’atto dell’ente dal quale dipende ed al quale si riferisce il pensiero, come l’atto del giudizio (la copula) nel senso di atto del Tutto cioè come l’essenza dell’apparire del Tutto e delle sue parti» (p. 155).

Il titolo – Alienazione dell’Occidente –, ben scelto e non senza ironia da parte di Fabro, ha origine negli scritti dello stesso Severino (cfr. Destino della necessità, ed. Milano 1980, p. 591; La struttura originaria I, Brescia 1958, p. 42, 86; Essenza del Nichilismo, Milano 1995, pp. 172, 199, 228, 263, 277, 278-280...).

Severino stesso qualifica come esaustivo il lavoro del nostro Autore «Sia per il contenuto, sia per il modo in cui è condotto, questo saggio può essere considerato un ultimo capitolo dell’opera di Fabro, Introduzione all’Ateismo moderno» (Risposta alla Chiesa, in Essenza del Nichilismo, Milano 1982, p. 345 – vedi p. 46 di questa edizione). «Per Fabro, il carattere immanentistico e ateo dei miei scritti è rilevabile dalla continua presenza, in essi, del “principio di appartenenza”, che è “la formula ultima del principio moderno di immanenza [e qui rinvia al cap. VIII della sua Introduzione all’Ateismo moderno, cit.]” (ibid., p. 352)». La «“filosofia del nulla” mi sembrò (e mi sembra tuttora) l’inevitabile punto di arrivo dell’immanentismo moderno» (C. Fabro, in Parlano i filosofi italiani, inchiesta di Valerio Verra, ERI, Terzoprogramma, Ed. Radiotelevisione italiana, 1972, 137 s.).

Tobias Eibl, IVE
28 gennaio 2015